25 gennaio 2018

Arborea#05 Duir-Oak, la Quercia - prima parte

"Every house has a front door.
If you wish to enter, the door must be approached and your presence made known.
The door may then be opened.

The very word "door" comes from the Gaelic and Sunskrit "duir", a word for solidity, protection and Oak tree".




















Questo dice il libretto che accompagna l'Oracolo degli Alberi prima di dilungarsi nella descrizione riguardo alla Quercia e lo riporto qui perché oggi si parla proprio di lei, di quell'albero secolare che da sempre accompagna re e regine e che nell'antichità aveva anche altri preziosi significati quali forza, maestosità, resistenza, perseveranza, lealtà, durata nel tempo, virtù eroica ed altro ancora.

Duir ,o anche Dair, nella lingua gaelica significa "porta", come recita il passaggio in inglese, e questo perchè la Quercia viene da sempre associata alla metà del Cammino umano, all'età adulta, che permette di guardare sia al passato che al futuro, all'interno come all'esterno, e perciò è considerata un'apertura fra due mondi.

Per lungo tempo la Quercia è stata chiamata anche con il nome di "Robusto Guardiano della Porta", ad indicare il suo spirito protettivo e la sua funzione di custode, e proprio per tale significato il suo legno è stato usato spesso per costruire porte e portoni, nonché scafi di navi o pavimentazioni su terreni umidi grazie alla sua durezza e durata nel tempo nonostante le condizioni poco favorevoli.

Ancora, il legno di Quercia veniva usato dai Celti per alimentare i fuochi di Brigid, la triplice Dea pagana divenuta poi Santa Brigida che devotamente si venerava nella "Chiesa delle Querce" a Kildare, in Irlanda.












Kildare viene da Cill Dara, appunto Chiesa delle Querce, e prima di diventare l'abbazia che oggi conosciamo era un antico nemeton celtico, ossia un boschetto sacro in cui i druidi si riunivano in assemblea o per compiere rituali proprio all'ombra di quei preziosi alberi le cui radici, secondo le leggende, son lunghe quanto i suoi rami e possono quindi collegare il mondo sotterraneo a quello celeste.

Se però Kildare è conosciuta perché la meta irlandese richiama subito alla memoria la storia celtica, sappiate che esiste (fra le diverse) un'altra costruzione anticamente legata alla Quercia e che si trova stavolta in Francia, più precisamente nella Beauce, a Chartres.














Si dice infatti che anticamente la piazza sulla quale ora riposa maestosa e solenne la sua cattedrale fosse un verdeggiante bosco di querce, con una sorgente naturale venerata dai Celti e sede del culto di una piccola figura femminile in legno nero, detta oggi Notre Dame de Sous-Terre.
Come è facile comprendere, quella figura non era altro che la Terra, la Dea, fonte di fertilità e vita, ed è quasi stupefacente notare come il suo culto si sia tramandato nei secoli nonostante l'avvento del Cristianesimo, dato che ancora oggi nella cripta della cattedrale viene venerata appunto la Vergine Nera.

I misteri e le meraviglie di Chartres sono molteplici, ed io vi consiglio caldamente di visitarla, anche perché ultimamente è stata interamente ripulita ed il suo bianco brilla tra le vetrate come non mai, ma per non perdere il filo del discorso ritorniamo al suo bosco ed a quel fiume che ancora oggi, a 37 mt di profondità, scorre sotto la cattedrale e pare essere stato usato per orientare l'edificio a nord-est, adeguandolo appunto al corso d'acqua, molto probabilmente per sfruttarne al massimo l'energia.
( se avete letto il post sulla Terra -questo- troverete forse più facile capire cosa intendo )

Il fiume sotterraneo di Chartres ha sicuramente avuto ( ed ha ancora oggi ) una profonda correlazione con l'edificio ed il fatto che si trovasse in un bosco di querce non fa altro che alimentare maggiormente le ipotesi secondo cui in questa cattedrale gotica nulla sia stato lasciato al caso, nemmeno ( e meno che mai ) la sua struttura imponente che, pur avendo una base massiccia e larga, si tende verso il cielo grazie alle sue volte esattamente come la maestosa Quercia fa con i suoi rami.


Secondo la mitologia greca, la Quercia era l'albero sacro a Zeus, dio del cielo e del fulmine, Signore dell'Olimpo, e stando agli scritti di Sofocle e Platone proprio in Epiro esisteva una quercia oracolare a lui consacrata: la Quercia di Dodona.

Le sacerdotesse addette a questo oracolo, che nonostante la sua grande fama non superò mai quello di Apollo a Delphi, erano tre donne molto vecchie chiamate Peleiadi, ossia colombe, e traevano responsi dalla dendromanzia, interpretando cioè il suono prodotto dal vento tra le foglie dell'albero sacro.
In estasi, le Peleiadi parlavano con suoni che ricordavano il cinguettare delle colombe (da cui il loro nome) ma pare che la loro esistenza, come quella dell'oracolo stesso, fosse molto più antica e che fossero dedite ad una divinità arcaica chiamata Dione.
Dione ( o Gaia ) con tutta probabilità non era altro che un'altra raffigurazione della Dea Madre, sostituita in epoca classica dalla figura maschile di Zeus, e ciò ci riporta al culto della Quercia come albero sacro, simbolo della vita, nel cui tronco secondo diverse tradizioni vivrebbe proprio una donna.
Si racconta infatti che la Grecia antica fosse interamente coperta di alberi e boschi e che dalle querce stesse abbiano avuto origine gli uomini, così come narrano gli Arcadi.


La Quercia era considerata un microcosmo, abitato da animali di origine divina e da ninfe, le driadi, che potevano abbandonare l'albero solo in seguito a precise cerimonie svolte dai sacerdoti, e che solo in seguito a queste fosse possibile, eventualmente, abbattere l'albero in caso di necessità.

Nella Quercia si dice vivessero le api, simbolo di sopravvivenza dopo la morte e, secondo la religione greca, raffigurazione dell'anima scesa nell'oltretomba e pronta a ritornare alla vita.
Con ciò ritroviamo in questo albero il tema del passaggio e della porta accennati in precedenza e notiamo anche il suo collegamento con l'idromele, il nettare degli Dei simbolo d'immortalità fin da tempi antichissimi, che si ricava appunto dalla fermentazione del miele sciolto in acqua.

Anche i funghi che nascevano fra le radici della Quercia erano molto considerati, così come le ghiande dell'albero ritenute primissimo nutrimento dell'uomo quando ancora non si conosceva l'agricoltura. Le ghiande infatti venivano essiccate, sbucciate e tritate per farne farina da pane, oppure venivano mangiate così com'erano per via delle loro proprietà nutritive e, secondo la mitologia, anche afrodisiache.













Un boschetto di querce sacre pare circondasse anche il Tempio di Vesta e si legge che sul Colle Clelio a Roma ve ne fosse un altro in cui si adorava Giove proprio come il Dio della Quercia.
Famose erano poi anche le immense foreste di querce della Germania, le quali destarono terrore nei romani quando vi entrarono la prima volta, e scalpore destarono anche nel 1700 i ritrovamenti dei resti di querce (dal diametro di 10 mt) sepolte nelle torbiere francesi ed inglesi .
Insomma, pare che il culto della Quercia quale albero oracolare abbia avuto grandissima diffusione in tutta Europa nel periodo precristiano e che nonostante tutto sia riuscito a sopravvivere a lungo anche dopo la conversione al Cristianesimo.

Per i Germani le querce erano gli alberi sacri a Thor, mentre i Lituani le consacravano a Perkunas ed i Lettoni a Perkun.
Ancora, per gli Estoni la divinità si chiamava Taara e per gli Slavi invece Perun ma le accomunava tutte il fatto di essere potenti divinità del tuono o della folgore, come Zeus e Giove.

Della Quercia in quanto "albero della tradizione" ho già accennato qui e qui, a proposito di Vischio ed Agrifoglio nel periodo natalizio, ma essendo un chieftain, un capotribù estremamente collegato alla società druidica nonché uno dei sette alberi nobili protetto dalle Brehon laws of Ireland, mi piacerebbe dedicargli lo stesso spazio che ho lasciato a suo tempo alla Betulla (qui).
Perciò dividerò questo post in parti.

La prima di oggi si chiude qui ma il blog vi aspetta più avanti per la seconda, in cui vedremo insieme i concetti di forza, sovranità, lenta ma costante crescita, longevità e supporto associati a questo meraviglioso albero e come essi possano tornarci d'ispirazione nella vita quotidiana.


Tornando per un momento al concetto di "porta" vi lascio una frase che "casualmente" ha attraversato la mia strada ieri mentre riflettevo sulla comunicazione e che si collega ad un sogno "di protezione" fatto stanotte.
E' di A. Einstein e dice:















E' ovviamente una frase sulla quale riflettere, poiché non sempre la porta che si riapre è la stessa che avevamo chiuso o perché non tutte le volte si riaffaccia sulla stessa stanza.
Anzi, molte volte può anche capitare che la stanza sia la stessa ma che le persone all'interno siano differenti ,o che lo siano le situazioni che troviamo. Quindi ecco, forse bisognerebbe riflettere semplicemente sul fatto che tutto è in un lungo divenire, come la vita della Quercia, chissà.
Aspetto si sentire cosa ne pensate voi :)

Di mio devo dire che oggi ho tentato d'inviare un messaggio,al quale tenevo molto, ad un portale, uno di quelli moderni "elettronici",ma l'ho trovato disattivato, spento, cancellato forse, e che quindi chissà, le mie parole siano rimaste lì a vagare nell'etere, magari in attesa di una nuova porta su una nuova stanza, uguale ma anche diversa.
Così mi è tornata in mente la frase di Einstein che ho riportato qui, perché nulla è poi così casuale come può sembrare.

Adesso vi abbraccio e vi saluto,
alla prossima puntata verde!

-intanto, se volete leggere i precedenti post di Arborea, li trovate QUI-

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